UN COCKER SULLA BONETTE

15.06.2012

FRANCIA - ALPI PROVENZA - AGOSTO 2012

Le Grandi Montagne sono, da sempre, “Terra di Lola”. Con Lei abbiamo viaggiato dalla Slovenia alla Germania, passando per Austria e Svizzera, sempre alla ricerca di nuovi itinerari durante i quali Lola ha sempre giocato a fare il cane. Questa volta, però, il viaggio è un poco diverso, sia per la destinazione che per la sua particolare conformazione. Appena giunti sul Colle della Maddalena, davanti ai nostri occhi si apre un territorio immenso e grandioso, sulle cui strade e vette sono nate le leggende del ciclismo eroico, quello del Tour de France.
 
LA STRADA PIU' ALTA D'EUROPA

Tanti sono, infatti, i Passi Alpini (Col) che si trovano in Alta Provenza ma, uno su tutti, primeggia sugli altri, la cui bellezza (a detti di tanti motociclisti) rivaleggia con l’austriaca Grossglockner Alpen Strasse : la Route de la Bonette e la Cime de La Bonette come punto di arrivo, a ben 2802 metri di quota.

Partire per affrontare la Route de La Bonette richiede un poco di programmazione, non fosse altro che, anche in estate, basta una nuvola bassa o una pioggia improvvisa a rovinare l’ascesa.

Con Lola si è scelto di dormire “vicino alla Strada”, nel piccolo paese di St Paul , situato sul fiume Ubaye nell’omonima valle. Il villaggio è posto proprio sotto l’Aiguille de Chambeyron che con i suoi 3400 metri domina tutta la selvaggia Valle dell’Ubaye e nello spazio sterrato prospicente alla chiesa gli abitanti si ritrovano all’ora dell’aperitivo a giocare a bocce.

La valle dell’Ubaye è quella più selvaggia del Parco nazionale del Mercantour, dove si snoda la Route de La Bonette, anche se questa non fa parte della mitica D902, la Route des Grandes Alpes.

DA NORD A SUD : INIZIA LA SALITA

Abbiamo iniziato l’ascesa al Col de la Bonette, partendo dal versante Nord, da Jausiers dove si trova l’unico distributore di carburante mentre l’altro si trova ad oltre cinquanta chilometri, a St. Etienne sur Tineè.

Lola, come sempre, ha affrontato l’inizio della salita con il muso fuori, annusando l’aria frizzante della mattina ma, ben presto, si è accucciata all’interno del suo contenitore, ben consapevole della quantità di tornanti da affrontare prima di giungere in vetta.

La giornata è splendida: cielo azzurro da cartolina, leggera brezza (che in quota si trasformerà in un bel vento…) e pieno sole, tanto da rendere necessario applicare la crema solare protettiva sul tartufo di Lola.

Ben presto il versante nord della Route de La Bonette, ci fa capire “cosa“ realmente è: una sorta di gigantesco e spettacolare “video gioco” per mototuristi, con continui cambi di pendenza, curve semplici che poi conducono in veri e propri “cavatappi”, laghi alpini, radure erbose dove sostare per prendere fiato e piccoli villaggi di montagna.

Inutile dire che non avevamo alcuna fretta di arrivare a destinazione, tanto che ci siamo concessi diverse soste, anche per consentire a Lola di fare un bagnetto nelle fresche acque di un ruscello…e di “giocare a fare il cane” in mezzo ai prati erbosi pieni di fiori.

UNA STRADA BIANCA PER I PIU’ CORAGGIOSI

Una delle soste l’abbiamo effettuata presso il Col de Restefond, il “gemello” della Cime, che è posto a “soli” 2678 metri e, come sempre, anche stavolta era flagellato dal vento: è un luogo alquanto desolato, dove si trova solo un vecchio forte militare abbandonato, ricordo di un tempo in cui da queste vette passava la “Linea Maginot Alpina”, una sorta di estensione di alta quota della famosa, per quanto inutile, opera di ingegneria militare.

In prossimità del Col de Restefond, sulla destra, è possibile imboccare una strada sterrata che conduce, prima, al Col  de Granges e, poi, al piccolo paese di St. Dalmas le Selvage, sul versante sud della Route de La Bonette…ma noi abbiamo evitato di vivere tale esperienza, consigliata solo per i più temerari e per chi non viaggia in compagnia di un cocker sul serbatoio della moto!.
 
LA NERA PIRAMIDE
 
Dopo il Col de Restefond, appare, in lontananza, una vera e propria piramide nera: è la Cime della Bonette …ed occorre fare molta attenzione, per via della totale assenza di protezioni laterali… in quel momento eravamo soli con Lola in compagnia della Bonette…oltre al vento che ci ha accompagnato fino alla vetta.

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La base della nera piramide di roccia è stata tagliata dalla mano dell’uomo per realizzare “il passo più alto d’Europa”, sovrastare quello dello Stelvio e così farvi giungere il Tour de France. L’ideale sarebbe arrivare nel tardo pomeriggio, anche perché la strada che porta alla Cima è stretta, non è a senso unico ed è priva di protezioni laterali, oltre a presentare una forte pendenza.

Non sempre chi giunge nelle”ore di punta” sulla Cima della Bonette, riesce a parcheggiare la moto di fronte famosa stele di pietra, che segnala la quota raggiunta ma è un’esperienza unica nel suo genere: si tratta di una sorta di “tempio” per motociclisti provenienti da ogni parte d’Europa (e non solo : noi abbiamo conosciuto una coppia che proveniva dall’Australia) e che, almeno una volta nella vita, va visto e, soprattutto, vissuto.

IL “MOMENTO” DI LOLA

Una volta arrivati sulla Cima della Bonette, non occorre aver fretta di ripartire e così abbiamo fatto con Lola: lei si è goduta il suo “momento” stando accucciata all’interno del contenitore con lo sguardo perso nell’infinito…e proprio di fronte alla stele! In quel luogo magico non si può non notare come il cielo sia incredibilmente vicino mentre lo sguardo si perde ad ammirare le vette del Parco Nazionale del Mercantour.

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La Bonette riserva anche un’altra sorpresa: di fronte alla stele segnaletica, parte un sentiero che si inerpica sul fianco della “piramide”, e che, dopo dieci lunghi minuti, conduce proprio sul cucuzzolo della Grande Montagna, a 2850 metri!. La salita merita la fatica : la vista a 360° che si gode da lassù è indescrivibile….inutile dire che Lola ha preferito riposare all’interno del contenitore a godersi l’infinito…

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La discesa per il versante Sud della Bonette, in direzione di St Etienne sur Tineè , va effettuata con un filo di gas (anche a causa della mancanza di protezioni laterali…) in questo modo si ha la possibilità di godersi totalmente ed intensamente, ogni chilometro di quella che i Francesi chiamano “La Strada più Alta d’Europa”.

routedelabonette


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